La soluzione più “naturale” per l’esposizione di un’immagine sacra in una struttura autonoma, cioè slegata da un altro edificio – casa, stalla o fontana – è l’esposizione ad un albero: architettura naturale e struttura vivente, sempre suggestiva per il suo disegnare nello spazio la trama delle relazioni fra terra e cielo. Per queste esposizioni spesso sono scelti alberi a vita secolare che segnano i confini delle proprietà. Un albero confinale è inamovibile e garantisce la “stabilità” dell’esposizione nel tempo. Pertanto esporre un’immagine sacra su di un albero risulta inaugurare un progetto “aperto” per un “tempio” la cui costruzione resterà in fieri, ogni anno rinnovata da potature e riassetti che ne
modificheranno la forma in funzione dell’immagine esposta. In vecchie foto possiamo vedere alberi potati a “fiorera”, o a nicchia, o a padiglione. A conferma di questa potenzialità dei tabernacoli arborei a evolvere nel tempo basti pensare a quanti piccoli e grandi santuari portano dedicazioni mariane di origine arborea (dell’Olmo, del Faggio, dell’Acero, della Quercia, del Piratello…).
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