Pilastrini

Pilastrini


Vigili indifferenti

All’angolo della via,

come due enormi carabinieri,

fanno la guardia

due cipressi neri.

E alle lor rigide gambe

l’ultimo avanzo s’affida

d’un vecchio tabernacolo rotto.
si legge ancora sotto:

Salutate Maria”.

(Aldo Palazzeschi)

Aldo Palazzeschi usa il termine dotto, quello letteralmente più corretto di “tabernacolo” (dal latino Tabernaculum, diminutivo di taberna, dal significato di piccola dimora) termine ben noto ed entrato nel lessico della cristianità con significati specifici. Ma noi di montagna, e precisamente di montagna bolognese, li chiamiamo pilastrini, anche se il computer mentre scriviamo sottolinea la parola in rosso, in quanto sconosciuta al suo vocabolario, e noi lo lasciamo fare…

Pilastrini, insistiamo, noi della montagna bolognese. Ma attenzione! Lungo la vecchia Futa, basta passare i cippi sul ponte alle Filigare che per la gente toscana i pilastrini si chiamano maestà. Se ci allontaniamo in varie direzioni e a varie distanze sono conosciuti come capitelli, verginine, edicole, cellettine, saccelli, madonnine, madonnelle, romitori, spedalini….

Nella sua forma più compiuta il pilastrino è veramente un piccolo pilastro nell’accezione architettonica classica: ha sezione quadrata o rettangolare, può essere sollevato dal piano del terreno da scalini (crepidoma), che formano un piano d’appoggio (stilobate), su uno zoccolo s’innalza il fusto raccordato con una base modanata, su di esso, con le proporzioni di un capitello corinzio, appoggia il tempietto, ovvero il tabernacolo vero e proprio, che espone l’immagine. Una mensola e una cornice a loro volta modanate delimitano in orizzontale la zona del tabernacolo, sopra al quale s’innalza una cuspide, a volte sormontata da una sfera, che protende verso il cielo una croce in ferro battuto.


Pilastrino  della Serra dei Carpini - Trasasso  - Monzuno  ( foto Gianni  Gitti)

Scegliamo come esempio fra tutti il pilastrino della Serra dei Carpini (detto anche “della peste”) di Trasassoi, collocato in modo così appropriato da rendere quella collinetta alla curva della strada una vera e propria emergenza paesaggistica. Lo scegliamo non solo per la sua qualità fotogenica, ma in quanto nei 30 anni della rivista “Savena Setta Sambro” ne è divenuto l’emblema, come i lettori fedeli avranno notato, e come lo stesso direttore della rivista Daniele Ravaglia, giunto al X anno, riportandone la fotografia confermò in didascalia: “Il pilastrino della Serra dei Carpini di Trasasso che diede spunto nel 19661 al desiderio di recuperare la storia e la cultura della nostra montagnaii.

iAdriano Simoncini, Gente devota a Trasasso, in Trasasso, storia tradizioni e ricordi di una comunità dell’Appennino bolognese (a cura di Michelangelo Abatantuono), Rastignano, Bologna, 12011, pp. 275-276.


iiDaniele Ravaglia, Qualcosa che vale, in “Savena Setta Sambro”, a. XXI, n.40, pp. 3 – 5.


Le croci dei pilastrini

Vergiano

Monghidoro
Sant'Andrea di Savena
Monghidoro
Monte S. Vincenzo
Monghidoro
BISANO

Monterenzio